Non Cade Foglia che l’Inconscio Non Voglia
Probabilmente conosci il famoso proverbio: “Non cade foglia che Dio non voglia”… Beh, nelle discipline analogiche troviamo una rivisitazione di questo famoso proverbio, che diventa uno degli assiomi base, quindi delle regole fondamentali e principali della CANV.
Gli assiomi sono stati creati da Stefano Benemeglio, il fondatore delle discipline analogiche. Sono stati individuati nel corso di oltre cinquant’anni di studio e ricerca.
L’assioma di cui parlo dice: “Non cade foglia che l’inconscio non voglia”. Come puoi notare è appunto una rivisitazione del proverbio che abbiamo citato sopra.
Che cosa sta a significare? Sta a significare che, nonostante noi nella nostra vita ci adoperiamo costantemente per gestire le cose in un certo modo dal punto di vista logico, succede che spesso e volentieri ci rendiamo conto che le cose non sono andate esattamente così come avevamo preventivato, anzi alcune volte vanno in maniera totalmente opposta.
E proprio quando vanno in maniera totalmente opposta non riusciamo a mettere in piedi le sequenze logiche.
L’essere umano si identifica in due strutture fondamentali, anzi, a dirla in maniera più precisa, si identifica in una struttura. Ne abbiamo due principalmente, ma ci identifichiamo in una struttura sola. Le due strutture sono: l’Io razionale, la nostra mente razionale, il nostro Io logico e la nostra parte analogica, il nostro inconscio, la nostra parte emotivo istintuale.
Anche se le distinguiamo in due elementi, sappiamo che è l’insieme di queste due parti che poi compone il nostro Io reale, la nostra personalità, il modo in cui noi siamo.
Li distinguiamo perché questi due elementi, spesso e volentieri, non vanno purtroppo nella stessa direzione.
Ecco, questo è un obiettivo della CANV: fare in modo di riuscire ad equilibrare queste due istanze per poter far sì che entrambe vadano nella stessa direzione e, quando entrambe vanno nella stessa direzione, allora possiamo dire veramente di essere sereni, di vivere una condizione di benessere.
Quindi, dicevamo, istanza logico-razionale e istanza emotiva analogica. Partiamo dall’istanza logica: cosa possiamo dire sulla nostra istanza razionale? È quella in cui noi ci identifichiamo.
C’è stato insegnato, nel corso della storia dell’evoluzione dell’uomo, che noi siamo il nostro pensiero. Cartesio diceva: “Cogito ergo sum”, penso quindi sono. Però quello che mancava, se vogliamo in parte, a Cartesio, che è stato sviluppato anche da altri studiosi, è l’aspetto della nostra percezione emotiva, quindi non è soltanto il nostro pensiero logico ma “Io sono Armando” non soltanto perché penso e ragiono in un certo modo ma “Io sono Armando” anche perché percepisco degli stati emotivi, percepisco delle stimolazioni dall’esterno, le elaboro dal punto di vista emotivo e mi ci relaziono anche in funzione di quello, non soltanto in funzione del mio pensiero logico ma anche e soprattutto, come andremo a vedere, in funzione del mio pensiero emotivo.
Quindi, “Non cade foglia che l’inconscio non voglia” sta ad identificare proprio questo dualismo tra questi due elementi: la mente logica che ha le sue sequenze che deve necessariamente perseguire e l’istanza emotiva dove, invece, abbiamo non la necessità di perseguire delle sequenze logiche quanto più che altro la necessità di andare a sopravvivere in funzione di stati emotivi.
Quindi, sappiamo che nella parte analogica il nostro inconscio sopravvive in funzione delle nostre emozioni: più sono forti queste emozioni, più sono fonti di nutrimento per l’inconscio e questo si aggancia, ovviamente, dal punto di vista quantitativo.
Approfondiremo questi argomenti nei prossimi articoli.
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